L’università del Winscounsi scagiona Facebook dall’accusa di deprimere chi rimane connesso allungo.

Per arrivare a questa conclusione sono serviti 190 studenti compresi in una’età fra i 18 e 23 anni che sono stati studiati e valutati dal team universitario, e alla fine la dottoressa Lauren Jelenick ha potuto affermare che è scientificamente provato che non ci sono legami tra l’uso dei social network e la psiche umana, ma ha anche specificato che uno studio campionario di questo genere, che comprende un gruppo di ragazzi appartenenti alla stessa università non può escludere questo tipo di legame in maniera totalitaria, quindi il dubbio permane.

L’esclusione che i social network influiscano sulla mente umana al momento e solo parziaria, infatti, non dobbiamo dimenticare che appena un anno fa un rapporto dell’ Aap, American Academy ok Pediatrics, aveva affermato che i ragazzi che hanno un livello di autostima scarso, possono non sopportare il confronto con il social network che li mette di fronte ad un mondo vasto e non sempre veritiero, e li porta ad accentuare le loro paure e le loro debolezze.  A questa teoria si aggiunge un altro studio, sempre condotto in America, in cui le statistiche parlano chiaro, il 31 % degli utenti Facebook pensa spesso di abbandonare il social network perché si sente infelice, il concetto d’inferiorità presente nei ragazzi si accentua quando si vedono sbeffeggiati e ignorati anche sul web.

 

Depressione e ansia da prestazione non sono gli unici aspetti che gli studiosi hanno notato, altri fenomeni sembrano farsi  avanti nella mente dei ragazzi, per esempio i ricercatori della Napier University di Edimburgo hanno affermato che su 10 utenti, 3 si sentono in colpa per aver rifiutato delle richieste di amicizia, e quindi entra in gioco la frustrazione e il senso di colpa che a lungo andare logorano la serenità dell’utente.

Non bisogna inoltre sottovalutare lo stress, perché chi ha una grande cerchia di amici e di followers per usare un termine “twitteriano” investe molto tempo per gestire tutte le sue pubblicazioni, e spesso deve anche gestire più piattaforme, visto che molti non si accontentano di un solo social network. Alla fine dopo essere riusciti a postare in bacheca tutto che si voleva, in modo da apparire nel migliore dei modi davanti ai mille e più amici che guardano il nostro profilo, non rimane che lasciarsi logorare dall’ansia d’approvazione, aspettando che dei “mi piace” o dei commenti arrivino sui nostri post, e se ciò non avviene allora la depressione e il crollo della propria autostima potrebbero avere il sopravvento.

Gli studi americani sul fenomeno dilagante dei social network, che tengono milioni di persone incollati al pc per ore e ore continua, e i risultati contrastanti non ci hanno ancora fatto capire con certezza se Facebook induca o meno la depressione, ma gli studiosi irlandesi raccomandano un utilizzo blando di tutti i social network e per fare ciò bisogna soprattutto cercare di evitare quelle applicazioni che ci inducono a collegarci più volte al giorno.

Resta nella scia del motto “Siamo quello che postiamo” la dottoressa Megan Moreno membro dell’America Psychiatric Assosiation secondo cui che può essere uno strumento utile per rintracciare nei soggetti più giovani principi di disturbi mentali.

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